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Recensione Mount and Blade Collection


Quello che andremo ad analizzare in questo articolo è un progetto davvero interessante, nato dalle menti vive e scalpitanti di due coniugi turchi e portato alla luce del pubblico grazie alla lungimirante Paradox. Avete capito bene, un “franchise” di videogame sviluppato da soli due individui, liberi di esprimere la propria inventiva e fantasia senza nessuna restrizione: di questi tempi è merce molto rara, ma naturalmente lo scontro con la complessità di programmazione è un problema non banale.
Avendo a che fare con una collezione di tre titoli, prima di tutto andremo ad analizzare il mondo di Mount and Blade nel suo complesso, partendo dal capostipite, che è poi l’anima della collezione. Gli altri due sono in effetti un seguito ed una espansione di esso, anche se molti pensano ad essi più come un upgrade tecnico con relativa espansione, dato che lo scheletro è sostanzialmente lo stesso. In ogni caso, per tutti e tre i titoli, si può parlare di giochi completi stand-alone, dato che si potrà cominciare l’avventura da zero senza aver mai giocato gli altri due.
L’idea alla base era quella di creare un’ambientazione medioevale realistica, viva e pulsante, all’interno della quale il giocatore potesse portare avanti una vita alternativa, tra schermaglie nei villaggi e vere e proprie battaglie per i feudi. Non aspettatevi grafica spettacolare e movimenti super fluidi di personaggi fotorealistici: il punto di forza di questo gioco sta nella profondità e nella complessità strutturale . Grafica, ambientazioni e modelli sono quindi abbastanza poveri e ripetitivi, ma non sarà certo questo a fermare gli hardcore fan degli RPG.
All’inizio dell’avventura è possibile customizzare il nostro eroe da due punti di vista: quello fisico, similmente ai ben più blasonati titoli Bethesda, e quello delle skills, con un curioso metodo di definizione delle abilità iniziali di base, dato dalla risposta da parte dell’utente ad alcune domande con le quali si ricostruisce il passato del personaggio che si sta delineando. Il gioco si presenta come l’archetipo degli open-world ed open-ended, nel senso che sarà davvero possibile costruire la propria storia adattandola al proprio modo di giocare. Non è presente infatti una storyline vera e propria a fare da sfondo al gioco, e voi sarete liberi di completare le quest che vorrete nei modi più disparati, da soli o in gruppo, costruendo mano a mano un gruppo di avventurieri, o addirittura se vorrete un vero e proprio esercito, comandato da voi e pronto a conquistare feudi a più non posso. Naturalmente per fare ciò sarà necessario accumulare soldi, esperienza e skills adeguate, ma nulla è impossibile in questo mondo dinamico in cui gli eventi attorno a voi evolvono in sintonia col vostro alter ego virtuale.
Gli elementi preponderanti sono due: quello del gioco di ruolo puro e quello della battaglia. Il giocatore è libero di muoversi al’interno della mappa attraverso una interfaccia punta e clicca, visitare luoghi, prendere quest ed organizzare azioni di attacco e di difesa. Quando invece è il momento di combattere, la visuale passa in terza persona dietro alle spalle del nostro alter ego virtuale, al quale è possibile fare eseguire diversi attacchi e parate a seconda dei movimenti eseguiti con il mouse. Ciò rende le battaglie molto realistiche e sempre molto pericolose da affrontare, poiché il risultato non è mai scontato, ed il brivido del pericolo rende appieno la concitazione della battaglia vera. All’inizio il sistema potrebbe risultare un po’ macchinoso, abituati come siamo ai “button masher” che escono ultimamente, ma ci si rende conto poi con l’esperienza che il punto di forza di questo titolo sta nella ricerca di simulazione di uno scontro reale, in cui ogni movimento di troppo può essere fatale. Un punto molto importante da tenere presente è che, oltre ad una estrema concentrazione per affrontare l’avversario in maniera adeguata, temporizzando ogni fendente e parata, proprio come se fosse in gioco la nostra vita, dovremo fare anche attente considerazioni sui numeri. Non si tratta infatti di un Dinasty Warriors, dove un eroe formidabile falcia soldati come fossero granturco: in Mount and Blade anche affrontare due avversari contemporaneamente può essere rischioso, per non parlare di quando ci si appresta ad affrontare una battaglia su larga scala fra due fazioni distinte, in cui la strategia, sia prima che durante il combattimento, è fondamentale. Addirittura saremo infatti noi a far evolvere di pari passo con il nostro personaggio i membri NPC del nostro esercito per quanto riguarda le skills, da cui la necessità di far avanzare molto di livello un piccolo gruppo di soldati scelti, ma anche di non dimenticare che il numero è sempre essenziale in battaglie di una certa portata.
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Naturalmente tutta questa libertà di azione e la natura open world in sé hanno un lato negativo: la ripetitività è sempre dietro l’angolo e, se la spinta a migliorare il personaggio, creare un esercito e conquistare feudi non dovesse essere sufficiente, il giocatore potrebbe presto stancarsi di portare a termine quest sempre molto simili tra loro, rischiando la pelle per consegnare un oggetto o uccidere un fuorilegge senza però vedere un reale stimolo nelle azioni compiute. Mount and Blade è un titolo rivolto ai veri RPG-players, che amano immergersi in un mondo il più reale e vivo possibile, respirando l’aria di un mondo dimenticato, privo della magia e dei draghi dei giochi fantasy, ma pregno della routine pericolosa e snervante del cavaliere dell’epoca, chiamato a prendere decisioni difficili ed a difendere la propria vita e la propria terra, tentando al contempo di diventare qualcuno, per essere ricordato nei secoli.
Un paio di anni dopo il primo titolo è il momento di Warband, primo seguito ufficiale, anche se visto da molti come una sorta di espansione più che un nuovo titolo. In effetti il gioco presenta la stessa meccanica vincente e lo stesso scheletro, con in aggiunta alcune interessanti opzioni riguardanti le scelte “politiche” ed altri aspetti di personalizzazione. Ma il punto più importante riguarda l’aggiunta di una modalità multiplayer al gioco, che in tanti avevano richiesto a gran voce. Questa modalità permette di affrontare un numero sorprendente di avversari in differenti modalità di gioco, simili a quelle che siamo abituati a vedere normalmente nei titoli online, con la differenza che tutti i giocatori sono messi sullo stesso piano, essendo a loro assegnati personaggi base molto bilanciati, completamente avulsi dal single player, le cui abilità variano solo in funzione della classe e non sono migliorabili o modificabili. Tutto ciò pone in primo piano le abilità di combattimento del giocatore, azzerando ogni tipo di vantaggio o svantaggio a priori. Una soluzione sorprendentemente interessante e innovativa, che risponde davvero alla voglia di battaglia della vasta community del gioco.
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Infine, With Fire and Sword, annoverata come una stand-alone expansion, porta in realtà un grande livello di innovazione nella serie. Basato sull’omonimo libro pubblicato alla fine dell’ottocento, propone una storyline più strutturata (per lo meno scegliendo alcune fazioni, anche se non tutte) e, essendo ambientato in epoca più recente rispetto ai predecessori, l’introduzione di armi da fuoco e da scoppio. Alcune meccaniche sono rivedibili, in particolare la mira, che sembra funzionare un po’ a piacere, in particolare durante lo zooming. Per il resto, la meccanica e la struttura rimangono le stesse, vincenti, che hanno portato questa serie ad essere amata dai suoi fan, incluso il difficile ma interessantissimo multiplayer.
In conclusione, questa è una serie che un vero fan di RPG non può farsi assolutamente sfuggire, per il livello di immersione e per la ricerca di realismo e complessità di sviluppo dei personaggi e delle meccaniche che regolano il mondo di gioco, nonostante alcune mancanze tecniche, date dalla natura completamente indipendente del gioco. Per chi invece non è molto avvezzo a tutte queste complicazioni e cerca un gioco “plug and play”, meglio rivolgersi altrove, nonostante la modalità multiplayer, per la sua particolare struttura, potrebbe rappresentare comunque una interessante sfida tecnica da non sottovalutare.
Voto: 7,5
Gameplay
Grafica
Storyline
Originalità
Longevità
Prezzo
Final Thoughts

Overall Score 3.7

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